Impingement femoro-acetabolare a carico dell'anca

L’impingement femoro-acetabolare: cos’è e come si tratta

L’impingement, o conflitto, femoro-acetabolare (Femoroacetabular Impingement FAI) è un contrasto a livello articolare che si manifesta come un forte dolore all’anca o all’inguine. Questo può apparire sia in correlazione a un movimento che mantenendo a lungo una posizione statica.

Cos’è l’impingement femoro-acetabolare

Si tratta di un disturbo a carico dell’anca, dovuto a un contatto anomalo tra i due capi articolari. In una condizione di normalità la testa del femore si articola nell’acetabolo senza alcun contatto. In caso di impingement si ha una frizione, quindi i due capi articolari non combaciano come dovrebbero.

Questo conflitto può essere dovuto a due tipi di deformità:

  • Pincer (a pinza) che si ha quando l’acetabolo stringe come una pinza la testa del femore
  • Cam (a camma) cioè quando la testa del femore non è sufficientemente sferica e quindi duramente il movimento sfrega contro l’acetabolo

Di frequente si ha una forma mista, cioè quando le deformità sono entrambe presenti. In ogni caso l’urto tra i capi articolari contribuisce all’usura dell’articolazione.

Trattamento

Per trattare l’impingement femoro-acetabolare si prevede un approccio conservativo. Il primo passaggio deve essere la riduzione dell’attività fisica che grava sull’anca, concentrandosi invece su una rieducazione gesto-specifica. Questa fase può essere integrata con l’assunzione di farmaci anti-infiammatori non steroidei e con i ricorso a terapie strumentali.

Nel 2018 uno studio pubblicato da Pennack et Al su American Journal of Sports Medicine (leggi qui) ha dimostrato l’efficacia del trattamento conservativo per il conflitto femoro-acetabolare. Nello specifico ha analizzato la probabilità che un giovane atleta (età inferiore a 21 anni) torni all’attività sportiva: il trattamento conservativo è risultato efficace nel 82% dei casi.

Solo nel caso in cui il dolore all’anca non scompaia grazie alle cure conservative si passa a un approccio chirurgico. Questo viene solitamente eseguito in artroscopia ed è consigliato per pazienti giovani e sportivi che non riescono ad allenarsi in modo performante.

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La fibromialgia provoca dolori diffusi

Fibromialgia: come alleviare i disturbi grazie alla fisioterapia

La fisioterapia scende in campo come fedele alleata dei pazienti affetti da fibromialgia. Sempre più studi infatti dimostrano come il trattamento non farmacologico sia il più efficace. Così anche EULAR (European League Against Rheumatism) raccomanda la gestione del paziente fibromialgico tramite l’utilizzo di esercizi mirati al miglioramento della forza resistente e della capacità aerobica.

Cos’è la fibromialgia

La fibromialgia è una patologia cronica caratterizzata da dolori muscolari diffusi associati ad affaticamento, rigidità, problemi di insonnia, difficoltà di concentrazione e alterazioni dell’umore.

Le cause esatte dell’insorgenza di questa malattia non sono ancora note, ma gli esperti suppongono un’origine multifattoriale. Tra questi includono fattori genetici, infettivi, ormonali, traumi fisici e psicologici. L’ipotesi più plausibile è che venga compromesso il modo in cui il cervello processa il dolore, infatti chi soffre di fibromialgia avrebbe una soglia del dolore più bassa alla media.

Diagnosi

La diagnosi della fibromialgia si basa su presenza e persistenza di dolori diffusi ma risulta particolarmente lunga perché gli specialisti devono prima escludere ogni altra possibile patologia. Si stima infatti che ci vogliano più di 2 anni per riconoscere la fibromialgia, con una media di 3,7 medici diversi consultati.

I numeri parlano del 2% della popolazione mondiale colpita da questa malattia, con una maggiore influenza sulle donne in età adulta.

Trattamento

Le linee guida EULAR sul trattamento della fibromialgia di basano sullo studio di G. J. Macfarlane (puoi leggerlo qui) che si è posto come obiettivo la revisione delle indicazioni terapiche basandosi sull’evidenza scientifica.

Sulla base di questo studio, e di altri precedenti, si può affermare che il primo passo per la gestione della fibromialgia deve essere l’educazione del paziente. E’ stata infatti evidenziata l’importanza di far comprendere al soggetto la situazione clinica e i vari fattori che la influenzano, in modo tale da poter agire anche sull’aspetto biopsicosociale.

Il secondo passo deve essere poi un approccio non farmacologico, con particolare attenzione al miglioramento di:

  • Forza resitente, cioè la capacità del muscolo di durare per un tempo relativamente lungo
  • Capacità aerobica, cioè la quantità di tempo in cui si riesce a tenere ritmi elevati

Nel caso in cui queste terapie non risultino efficaci si può considerare un approccio combinato, valutando anche terapie farmacologiche. Si è visto che piccoli miglioramenti sono stati ottenuti con:

  • Agopuntura, con un miglioramento del dolore del 30%
  • Agopuntura ed elettricità, con un miglioramento del dolore del 40% e dell’affaticamento del 20%

Si sono invece dimostrate scarsamente efficaci le terapie meditative, così come il biofeedback, l’ipnoterapia e il massaggio.

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