Metodo peace & love per distorsione alla caviglia

PEACE & LOVE, ecco il metodo per guarire da un trauma muscolare.

Quante volte ti sei chiesto come comportarti dopo una distorsione alla caviglia o un trauma muscolare? La risposta più efficace oggi è l’acronimo PEACE & LOVE!

Peace & Love è il nuovo protocollo per le lesioni dei tessuti molli e oltre alla gestione del danno nell’immediato si pone obiettivi a lungo termine. Infatti non agisce esclusivamente sull’infortunio ma lavora sulla persona, in modo tale da abbattere il rischio di recidiva.

Fino ad oggi gli approcci più conosciuti erano ICE (ghiaccio-compressione-elevazione), RICE (riposo-ghiaccio- compressione-elevazione) e POLICE (protezione-carico ottimale–ghiaccio-compressione-elevazione), ma nel tempo si sono dimostratati poco efficaci.

Capiamo meglio cosa significa la sigla PEACE & LOVE

Subito dopo l’infortunio, si parla di P.E.A.C.E., cioè:

  • Protezione, bisogna infatti salvaguardare l’arto infortunato da ulteriori traumi
  • Elevazione dell’arto per ridurre il ristagno di liquidi
  • Antinfiammatori, NON assumerne! Il corpo ha bisogno di un processo di guarigione fisiologica, assumerne significherebbe solo ritardare questo processo
  • Compressione, un bendaggio appositamente confezionato aiuta a riassorbire i liquidi e quindi a ridurre il gonfiore
  • Educazione, il paziente deve essere informato sulle tutte le fasi della guarigione e sull’importanza della fisioterapia attiva, riducendo così al minimo le sedute passive che risultano poco utili alla ripresa

La settimana successiva al trauma si può passare al L.O.V.E., ovvero:

  • Load (carico), aumento progressivo del carico rispettando il dolore
  • Ottimismo, fortunatamente non siamo fatti solo di muscoli ed ossa! Anche il nostro aspetto psicologico vuole la sua parte, un approccio positivo è uno dei punti chiave per una guarigione ottimale
  • Vascolarizzazione, passato altro tempo è possibile riprendere una blanda attività cardiovascolare per restituire una corretta circolazione sanguigna ai tessuti e facilitarne quindi la guarigione
  • Esercizi, se tutto procede bene e i parametri come dolore e gonfiore lo permettono, possiamo iniziare un lavoro specifico per tornare alle attività della vita quotidiana e allo sport

Riassumendo, nella prima fase è importante proteggere la struttura lesionata, cercando di evitare le attività che aumentano il dolore. Da sottolineare è il consiglio di evitare l’utilizzo degli anti-infiammatori, ancora largamente usati nella pratica clinica.

Nella seconda fase invece si pone l’attenzione sull’aumento di carico e sulla progressione dell’esercizio a discapito di trattamenti passivi e del riposo completo.

Lesione legamento crociato anteriore

Legamento crociato anteriore, operarsi o no?

Ritorno allo sport dopo la lesione

Dopo una lesione del legamento crociato anteriore (LCA) è possibile tornare a praticare sport senza un intervento chirurgico. La raccomandazione più recente nella gestione di soggetti con una lesione del LCA è infatti quella di affrontare un’adeguata riabilitazione, cioè trattarli in modo conservativo. (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25926596)

Cos’è il legamento crociato anteriore?

Il legamento del crociato anteriore è uno dei quattro legamenti più importanti del ginocchio. E’ così definito perché insieme al suo omonimo posteriore si incrocia al centro dell’articolazione. La sua funzione è quella di stabilizzare il ginocchio, infatti impedisce che la tibia si sposti in avanti rispetto al femore.

Il legamento crociato anteriore è sottoposto ad estreme sollecitazioni, soprattutto in sport con cambi di direzione. La sua lesione è infatti uno dei traumi sportivi più frequenti. (Scopri qui la Fisioterapia sportiva)

Studio KANON

Su questo tema lo studio KANON ha mostrato che solo il 51% dei pazienti trattati conservativamente ha richiesto in seguito un intervento chirurgico. Lo studio ha valutato il livello di ripresa dell’attività sportiva (RTS) dopo una lesione del LCA in pazienti che hanno seguito un programma di riabilitazione incentrato principalmente sul recupero della forza e della stabilità dinamica.

I soggetti sono stati contattati dopo 12 mesi dall’infortunio e la maggior parte ha dichiarato di aver modificato l’attività sportiva. Nello specifico hanno detto di prestare una maggiore attenzione ai movimenti e in particolare all’appoggio del piede. Secondo lo studio infatti l’89% dei pazienti non chirurgici è tornato a praticare sport senza bisogno di un intervento chirurgico. Inoltre il 33% dei pazienti trattati praticava uno sport che prevede cambi di direzione e l’11% svolgeva attività a livello competitivo.

In conclusione lo studio KANON mette in evidenza l’importanza della fisioterapia nei soggetti con lesione del legamento crociato anteriore screditando così il tradizionale approccio di ricostruzione chirurgica.

In evidenza una spalla congelata, o capsulite adesiva

Spalla congelata: intervieni tempestivamente!

Cos’è?

La spalla congelata, detta anche capsulite adesiva o frozen shoulder, è una patologia della spalla che porta a una riduzione del movimento dell’articolazione. E’ spesso accompagnata da dolore e se non trattata in modo tempestivo può portare alla totale rigidità della spalla. La capsulite adesiva ha un’incidenza del 3% sulla popolazione ed è più diffusa tra le donne di età compresa tra i 40 e i 60 anni.

Si può dividere in due categorie:

  • Spalla congelata primaria, che non ha una causa scatenante ed è la più diffusa.
  • Spalla congelata secondaria, cioè correlata a una o più cause che possono essere sistemiche, come il diabete, o localizzate come ad esempio una prolungata immobilizzazione in seguito a un trauma.

Quali sono i sintomi?

Il sintomo più diffuso della capsulite adesiva è l’impossibilità di movimento nelle varie direzioni. Inoltre si presenta spesso un dolore notturno aspecifico, cioè non riconducibile a un trauma o un’attività specifica.

La patologia si sviluppa generalmente in 3 fasi:

  1. Congelamento, o freezing, ossia la progressiva perdita di movimento e un aumento del dolore. Questa fase dura 3 o 4 mesi.
  2. Rigidità, o frozen, cioè la fase in cui il dolore generalmente diminuisce ma la rigidità permane. Dura dai 4 ai 12 mesi.
  3. Scongelamento, o thawing, ovvero la fase risolutiva durante la quale si ha un recupero parziale o totale e un graduale ritorno alla normalità.

Trattamento della spalla congelata

Il trattamento della spalla congelata ha come obiettivo il recupero funzionale dell’articolazione e quindi della mobilità. Questo viene affidato al fisioterapista che ha un approccio conservativo, cioè interviene con fisioterapia, terapie fisiche e terapie farmacologiche di antinfiammatori.

In alcuni casi possono essere indicate delle infiltrazioni di cortisone al fine di ridurre l’infiammazione articolare e quindi il dolore.
Laddove le terapie non dovessero essere efficaci e il dolore dovesse limitare le attività quotidiane si può intervenire chirurgicamente. Il trattamento chirurgico viene fatto in artroscopia e consente un rapido avvio della riabilitazione già il giorno dopo l’intervento.