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Postura: come valutarla e cosa fare quando causa dolore

La postura è un tema di cui si parla molto, ma spesso in modo impreciso. Si parla spesso di postura corretta come se esistesse una sola posizione ideale per tutti. In realtà, secondo l’approccio fisioterapico moderno, non esiste una postura ideale valida per tutti, e il corpo umano è perfettamente in grado di adattarsi a posizioni diverse. Il problema, spesso, non è come ci posizioniamo, ma quanto a lungo manteniamo quella posizione, senza alternanza, senza movimento.

In questo articolo vediamo come valutare la postura, quali segnali osservare, cosa può causare dolore e quando è utile una valutazione professionale.


Cos’è la postura e perché è così importante

La postura rappresenta l’assetto con cui il corpo si posiziona e mantiene stabilità nello spazio: in piedi, seduti, in movimento o a riposo. È il risultato dell’interazione tra muscoli, articolazioni, sistema nervoso e abitudini quotidiane.

Molto spesso viene fraintesa come qualcosa da “correggere”, ma la postura è in realtà una capacità dinamica, che cambia in base a:

  • attività svolta
  • stato di stress
  • livello di affaticamento
  • ambiente di lavoro
  • eventuali dolori presenti

È importante non tanto per un ideale estetico, ma perché influenza il modo in cui distribuiamo i carichi sul corpo e quanto tolleriamo determinate posizioni nel corso della giornata.

donna in ufficio lavora al pc e ha dolore alla cervicale per una postura tenuta in modo prolungato

Le cause più comuni di dolori posturali

Non esistono posture sbagliate in assoluto. Esistono posture mantenute troppo a lungo o adottate in momenti di stress, affaticamento o scarsa consapevolezza.

Ecco le cause più frequenti:

Sedentarietà e postura statica prolungata

Stare troppo seduti, come spesso accade lavorando in ufficio o comunque davanti al computer, aumenta il carico su collo, spalle e schiena e favorisce tensioni e rigidità che si accumulano nel tempo. Quando il corpo non si muove per diverse ore, i muscoli perdono elasticità, la circolazione rallenta e alcune aree iniziano a sovraccaricarsi.

Se la postazione di lavoro non è regolata correttamente (monitor troppo basso, mouse lontano, spalle inconsciamente sollevate o una sedia non adatta), il corpo compensa con micro-tensioni che non creano problemi immediati, ma che nel tempo possono trasformarsi in fastidi ricorrenti.

La combinazione di sedentarietà, pause insufficienti e una posizione statica prolungata può portare a:

  • rigidità cervicale e dorsale,
  • tensioni o indolenzimento alle spalle,
  • senso di peso o stanchezza nella zona lombare,
  • sintomi che tendono a peggiorare soprattutto a fine giornata o dopo periodi di maggiore stress o lavoro intenso.

Uso prolungato dello smartphone

L’utilizzo dello smartphone porta spesso ad assumere la tipica postura “a testa in avanti”, in cui il mento scende verso il petto e il peso della testa si sposta anteriormente. Questa posizione aumenta fino a quattro volte il carico sulla muscolatura del collo, costringendo i muscoli cervicali a lavorare molto più del necessario per sostenere il capo.

Stress

Lo stress amplifica la percezione del dolore e porta a irrigidire collo e spalle senza accorgersene. Quando aumenta il livello di tensione emotiva, il corpo attiva automaticamente una risposta di difesa che coinvolge soprattutto la muscolatura cervicale e scapolare.Nel tempo questo meccanismo può trasformarsi in tensione cronica, mal di testa, difficoltà di movimento e dolori ricorrenti.

È una delle cause più diffuse di fastidi cervicali, soprattutto in chi lavora molte ore davanti a un computer o vive ritmi molto intensi.

Stare troppo in piedi

Anche la posizione eretta mantenuta per lunghi periodi può diventare un fattore di stress per il corpo. Quando si resta in piedi senza muoversi, come accade in alcuni lavori, durante eventi o attività quotidiane, il carico si distribuisce in modo statico su colonna, bacino e arti inferiori. Con il passare delle ore questo può generare:

  • tensioni e indolenzimento lombare,
  • affaticamento delle gambe e dei polpacci,
  • sovraccarico sulle articolazioni di anche, ginocchia e caviglie,
  • riacutizzazione del dolore in zone già sensibili o con precedenti problemi muscolo-scheletrici.

La stazione eretta prolungata, soprattutto se associata a postura rigida o scarpe non adeguate (intese come scarpe adeguate al tipo di persona/piede e compito da svolgere), riduce la naturale capacità del corpo di distribuire i carichi attraverso il movimento. Per questo il semplice fatto di “stare troppo in piedi” può essere sufficiente a far emergere dolori posturali o a peggiorare disturbi già esistenti.

Movimenti ripetitivi sul lavoro

Alcune mansioni costringono a utilizzare sempre gli stessi gruppi muscolari, creando sovraccarichi e tensioni nel tempo. La ripetitività senza pause adeguate può portare a rigidità, infiammazioni e riduzione della mobilità articolare.

Come capire se una postura contribuisce al dolore

Non esistono formule universali, ma alcuni segnali aiutano a riconoscere se una postura mantenuta troppo a lungo sta incidendo sui sintomi:

Segnali tipici

  • indolenzimento che compare dopo un certo tempo nella stessa posizione;
  • tensione o rigidità cervicale;
  • fastidi alle spalle (“spalle chiuse” o “spalle dure”);
  • formicolio leggero o sensazione di carico su un lato;
  • dolore che migliora cambiando posizione o muovendosi.

Questi sono i classici problemi posturali con sintomi intermittenti, che si attenuano variando la posizione.

Mini-autovalutazione semplice

Puoi chiederti:

  1. Il dolore compare dopo molte ore nella stessa posizione?
  2. Migliora quando ti muovi?
  3. Peggiora nei periodi particolarmente sedentari o stressanti?

Se rispondi sì a queste domande, il dolore è verosimilmente legato alla staticità prolungata della tua postura; potrebbe essere necessaria una valutazione di eventuali zone miofasciali da dover trattare per farle “allentare”.

Dolori localizzati legati alla postura: collo, spalle e schiena

Quando una certa zona del corpo è sottoposta a sollecitazioni prolungate, i sintomi tendono a concentrarsi in quella specifica area. Scopriamo quali distretti sono più frequentemente coinvolti e come riconoscere i segnali del corpo.

esempio di postura corretta e scorretta con due figure affiancate. In entrambe viene evidenziata la parte centrale della colonna vertebrale.

Dolore al collo

Spesso coinvolto durante l’uso prolungato del computer o dello smartphone, il dolore cervicale può manifestarsi come tensione costante, rigidità mattutina o fastidio che aumenta durante la giornata. La muscolatura del collo lavora in modo eccessivo per sostenere il capo nella posizione “testa in avanti” anche definita “text neck” o “turtle neck”, causando anche mal di testa o formicolii.

Scopri di più su come gestire il dolore al collo.

Dolore alle spalle

Posture prolungate con le spalle elevate o in tensione, tipiche di chi lavora al PC o tiene il telefono tra spalla e orecchio, possono portare a fastidi localizzati, ridotta mobilità e sensazione di “spalle alte”. Nel tempo, queste tensioni possono peggiorare e provocare dolore anche notturno.

Approfondisci le strategie di prevenzione e trattamento del dolore alla spalla.

Mal di schiena (zona dorsale e lombare)

È l’area più comune quando si parla di dolori posturali. Una postura statica o prolungata può generare indolenzimento diffuso, formicolii, rigidità e senso di peso nella parte bassa della schiena. La sedentarietà, la stazione eretta prolungata o movimenti ripetitivi contribuiscono al sovraccarico.

Scopri come affrontare il mal di schiena legato alla postura.

Come migliorare la postura: variabilità posturale, movimento ed esercizi mirati

Le linee guida internazionali sulla gestione del dolore posturale concordano su alcuni elementi fondamentali.

1. Cambio di posizione ogni 20–40 minuti

Il modo più efficace per migliorare la postura è variare. Cambiare posizione ogni 20–40 minuti riduce rigidità e carico sulle articolazioni. Non serve alzarsi ogni volta: puoi anche solo spostare il peso, modificare l’appoggio, allungare la schiena o girare le spalle. Inoltre, se lavori in ufficio, considera una postazione con tavolo regolabile che ti consente di alternare la posizione da seduto a quella in piedi senza interrompere il lavoro.

 

2. Ergonomia semplice ma efficace

  • alza il monitor all’altezza degli occhi,
  • avvicina la sedia alla scrivania,
  • appoggia gli avambracci per ridurre la tensione delle spalle.

Non serve un setup perfetto: basta evitare stress inutili.

 

3. Esercizi di mobilità leggera

Si possono fare anche in ufficio:

  • rotazioni dolci del collo,
  • estensioni della colonna,
  • aperture del petto,
  • movimenti del bacino da seduti.

Questi esercizi aiutano a ridurre i dolori intercostali da postura, la tensione cervicale e la rigidità lombare.

 

4. Rinforzo muscolare e attività fisica regolare

Un corpo più forte tollera meglio posture diverse, anche prolungate. Il movimento regolare rende i tessuti più tolleranti alle posture prolungate. Anche una breve camminata quotidiana può fare la differenza.

 

5. Respirazione profonda

Una respirazione corta o alta sulle spalle tende ad aumentare la tensione. Una respirazione più diaframmatica riduce le tensioni, soprattutto a livello di spalle e collo.

Secondo le linee guida europee Prevent4Work, la gestione dei disturbi muscolo-scheletrici legati alla postura non dipende solo dalla “correzione” della posizione, ma dall’alternanza di posture, dal movimento regolare e da esercizi mirati. Piccoli accorgimenti, come cambiare posizione ogni 20–40 minuti, integrare esercizi di mobilità leggera e rinforzo muscolare, riducono rigidità, sovraccarichi articolari e tensioni muscolari, aiutando a prevenire dolori ricorrenti e migliorare la tolleranza del corpo alle attività quotidiane.

Quando è utile rivolgersi a un fisioterapista

La maggior parte dei dolori posturali migliora con piccoli cambiamenti nella quotidianità. Tuttavia, ci sono situazioni in cui una valutazione professionale può essere molto utile:

  • dolore che persiste da più di qualche settimana;
  • rigidità o limitazioni che interferiscono con il lavoro o il riposo;
  • ricorrenza dei sintomi nonostante i cambiamenti posturali;
  • dolore molto localizzato che tende a peggiorare.

Le linee guida europee e le raccomandazioni terapeutiche per il dolore cervicale e lombare sottolineano che, in presenza di sintomi persistenti o limitanti, una valutazione professionale è fondamentale. Il fisioterapista può valutare le aree più sollecitate, individuare esercizi mirati e pianificare un percorso personalizzato, seguendo i principi basati sull’evidenza clinica. Questo approccio riduce il rischio di recidive e permette di gestire la postura in maniera funzionale e sostenibile nel tempo.

Se cerchi un percorso personalizzato basato su valutazione, esercizi e trattamento, scopri di più sulla riabilitazione posturale.

La postura non è un problema da correggere, ma una variabile da gestire. La maggior parte dei dolori legati alla postura nasce dalla staticità, non dalla “posizione sbagliata”. Introducendo più movimento, variando le posizioni e ascoltando i segnali del corpo, puoi ridurre fastidi e rigidità.
E quando il dolore diventa persistente o limitante, una valutazione fisioterapica permette di comprendere davvero cosa sta succedendo e impostare un percorso mirato.

Domande frequenti

Come capire se si hanno problemi posturali?

Se determinate posizioni o movimenti scatenano sempre gli stessi sintomi (cervicalgia, dolore lombare, spalle rigide), e il fastidio peggiora alla fine della giornata, è probabile che ci sia un sovraccarico posturale. Una valutazione fisioterapica aiuta a individuare quali aree stanno lavorando troppo e quali sono meno attive.

Vorresti fare una valutazione posturale?

Nel mio studio a Firenze posso analizzare la tua postura e individuare cosa migliorare per ridurre dolori e muoverti meglio.

Lesione legamento crociato anteriore

Recupero del legamento crociato anteriore senza intervento: quando è possibile e come avviene

Una lesione o rottura del legamento crociato anteriore (LCA) è uno degli infortuni più frequenti tra chi pratica sport o attività fisiche intense. Spesso, al momento della diagnosi, nasce il dubbio se sia davvero necessario l’intervento chirurgico oppure sia possibile recuperare senza operarsi.

In molti casi, un percorso di riabilitazione mirato e personalizzato può consentire di recuperare pienamente la funzionalità del ginocchio senza ricorrere alla chirurgia. 

Quando puoi evitare l’intervento chirurgico per il crociato?

In molti casi, la lesione del legamento crociato anteriore (LCA) non richiede un intervento chirurgico.

Puoi evitarlo se:

  • la lesione è parziale e la stabilità del ginocchio è ancora buona;
  • non pratichi sport ad alto impatto o cambi di direzione frequenti;
  • segui un programma di riabilitazione mirato, con esercizi di rinforzo e recupero della propriocezione;
  • ti affidi a un fisioterapista esperto nella riabilitazione del LCA, capace di valutare la risposta funzionale del ginocchio nel tempo.

In questi casi, un percorso di fisioterapia personalizzata può consentirti di tornare a una vita attiva senza ricorrere alla chirurgia e con un recupero progressivo e sicuro.

Come fisioterapista specializzato in riabilitazione sportiva, mi occupo della LCA valutando di volta in volta il tipo di lesione, il livello di stabilità o instabilità e gli obiettivi del paziente.

Prenota una valutazione fisioterapica nel mio studio fisioterapico a Firenze Sud.

Cos’è il legamento crociato anteriore e perché può lesionarsi

Il legamento crociato anteriore (LCA) è uno dei principali stabilizzatori del ginocchio: collega femore e tibia, controllando i movimenti di rotazione e traslazione.

Lesione legamento crociato anteriore

La rottura del crociato può avvenire a causa di una torsione improvvisa, di un arresto brusco durante una corsa o un salto, oppure per un trauma diretto. È molto frequente negli sport che prevedono cambi di direzione rapidi come calcio, basket, sci e pallavolo.

Quando si parla di rottura del crociato anteriore, la lesione può essere parziale o totale: nel primo caso, la stabilità del ginocchio può essere mantenuta e la riabilitazione conservativa rappresenta un’opzione valida.

Sintomi di una lesione o rottura del crociato

I principali sintomi di rottura del crociato includono:

  • Dolore acuto e immediato al momento dell’infortunio
  • Gonfiore importante entro poche ore
  • Sensazione di instabilità o cedimento del ginocchio
  • Difficoltà a sostenere il peso sull’arto infortunato

Un’attenta valutazione fisioterapica e funzionale permette di comprendere la gravità della lesione e di impostare il corretto percorso di trattamento. 

Recupero del legamento crociato anteriore senza intervento: quando è possibile

Il recupero del legamento crociato anteriore senza intervento è possibile in presenza di:

  • Lesione parziale del LCA
  • Ginocchio stabile o con lieve instabilità
  • Attività sportiva non agonistica o moderata
  • Buon tono muscolare e controllo neuromotorio

In questi casi, la fisioterapia può sostituire l’intervento chirurgico, lavorando su stabilità, forza e propriocezione (capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio).

La decisione finale viene sempre presa in base a una valutazione accurata tra medico ortopedico e fisioterapista.

Quindi, in caso di crociato anteriore lesionato: operare o no? 

La risposta non è universale poiché dipende dalla gravità del singolo caso, valutato in modo integrato tra medico e fisioterapista. Ciò che è certo è che la fisioterapia risulta essere una risposta non invasiva e concreta, sufficiente in molti casi e, negli altri, di supporto nel pre e nel post-operatorio.

Le fasi del protocollo di riabilitazione conservativa

La riabilitazione dopo la lesione del legamento crociato anteriore (LCA) ha l’obiettivo di ripristinare la stabilità del ginocchio, ridurre il dolore e permettere un ritorno graduale all’attività quotidiana o sportiva.

Il percorso di riabilitazione segue un protocollo progressivo, suddiviso in tre fasi principali, con esercizi mirati per evitare compensi, rigidità articolare e per migliorare il controllo neuromuscolare.

1. Fase acuta: Ridurre dolore e infiammazione

Gli obiettivi in questa prima fase, sono:

  • Controllare gonfiore e dolore: tramite riposo, ghiaccio, terapie fisiche mirate e, se necessario, supporto farmacologico.
  • Ripristinare la mobilità articolare: attraverso esercizi dolci di mobilizzazione.
  • Mantenere il tono muscolare: mediante contrazioni isometriche o esercizi leggeri.

In questa fase, vengono utilizzate terapie strumentali come la Tecarterapia, Laserterapia e Pressoterapia, che favoriscono la circolazione e il recupero tissutale.

Possono essere eseguiti esercizi di attivazione muscolare leggera, come sollevamenti della gamba distesa o flesso-estensioni controllate.

2. Fase funzionale: Rinforzo e stabilità

Nello specifico, con il ginocchio stabile, si introducono:

  • Esercizi di resistenza progressiva (elastici, macchine isotoniche leggere).
  • Lavoro su equilibrio e controllo posturale, con tavolette propriocettive e bosu
  • Mini-squat e affondi parziali per stimolare la catena cinetica senza stress eccessivo.

Una volta ridotti dolore e infiammazione, l’obiettivo diventa recuperare forza, equilibrio e controllo motorio. Il fisioterapista lavora con esercizi mirati per il quadricipite, i muscoli posteriori della coscia e la propriocezione, seguendo protocolli di riabilitazione LCA validati.

3. Fase di ritorno allo sport

Attraverso test funzionali specifici, si valuta la piena efficienza del ginocchio e la simmetria di movimento:

  • Analisi della corsa(valutazione di passo, postura e distribuzione del carico).
  • Esercizi pliometrici controllati (salti monopodalici, skip leggeri)
  • Allenamento funzionale con cambi di direzione graduali
  • Simulazioni dei gesti specifici dello sport praticato.

Ultima ma cruciale, la fase di riatletizzazione mira a riportare il paziente alle proprie attività sportive in sicurezza. L’obiettivo è garantire un ritorno graduale allo sport, prevenendo nuovi infortuni e migliorando le prestazioni.

Ricorda: ogni percorso di riabilitazione LCA deve essere personalizzato. Gli esercizi vanno modulati in base alla tipologia di lesione (parziale o completa), alla stabilità del ginocchio e agli obiettivi del paziente.

Esperienze di recupero dopo lesione del crociato

Ecco alcune testimonianze reali di pazienti che si sono rivolti al mio studio per il recupero delle funzionalità del ginocchio dopo una lesione del legamento crociato.
recensioni pazienti dottore Guido Baroni in merito al trattamento per la lesione del crociato LCA
recensioni pazienti dottore Guido Baroni in merito al trattamento per la lesione del crociato

Quando è necessario l’intervento chirurgico

Non tutte le lesioni del crociato possono essere gestite senza intervento. La chirurgia diventa necessaria in presenza di:

  • Lesione completa del LCA
  • Instabilità marcata del ginocchio
  • Pratica sportiva agonistica o ad alto impatto
  • Lesioni multiple ai legamenti

In questi casi, si può optare per la ricostruzione del legamento crociato anteriore, talvolta con innesto o con legamento crociato artificiale. Anche in questo scenario, la fisioterapia resta fondamentale prima e dopo l’intervento per garantire il miglior recupero possibile.

Tempi di recupero: cosa aspettarsi

I tempi di recupero del crociato anteriore senza intervento variano in base alla gravità della lesione e alla costanza del paziente nel seguire il programma riabilitativo. In genere:

  • Fase iniziale (riduzione dolore e gonfiore): 2-4 settimane
  • Fase di rinforzo e stabilità: 6-10 settimane
  • Ritorno graduale all’attività sportiva: 3-5 mesi

Un approccio conservativo ben gestito può portare a risultati eccellenti, con ripristino completo della funzionalità articolare.

Come la fisioterapia a Firenze può aiutarti nel recupero

Nel mio studio di fisioterapia a Firenze Sud, ogni percorso di recupero viene personalizzato in base alla tipologia di lesione e agli obiettivi del paziente.

Grazie all’integrazione di fisioterapia manuale, terapie strumentali e allenamento funzionale, è possibile tornare a muoversi in sicurezza, anche senza intervento chirurgico.

Scopri di più sulla riabilitazione sportiva a Firenze o prenota una visita fisioterapica per valutare il tuo percorso di recupero.

Domande frequenti sulla riabilitazione del crociato anteriore

Posso recuperare il crociato anteriore senza intervento?

Sì, se la lesione è parziale e il ginocchio è stabile, la fisioterapia può consentire un recupero completo.

Hai subito una lesione al crociato?

Scopri se il tuo caso può essere trattato con la riabilitazione sportiva.

Metodo peace & love per distorsione alla caviglia

PEACE & LOVE, ecco il metodo per guarire da un trauma muscolare.

Negli ultimi anni la gestione di distorsioni, stiramenti o contusioni ha subito un’evoluzione importante grazie a un nuovo protocollo: PEACE & LOVE. Questo approccio moderno, fondato su evidenze scientifiche, permette di guidare il recupero in modo più efficace e personalizzato, sia nella fase acuta che in quella sub-acuta e cronica.


Gestire traumi e lesioni muscolo-scheletriche: la nuova guida PEACE & LOVE

Quante volte ti sei chiesto come comportarti dopo una distorsione alla caviglia o un trauma muscolare? La risposta più efficace oggi è l’acronimo PEACE & LOVE!

PEACE & LOVE è stato proposto per la prima volta da alcuni autori su British Journal of Sports Medicine per sostituire definitivamente il R.I.C.E. e rappresenta il nuovo protocollo per le lesioni dei tessuti molli. Oltre alla gestione del danno nell’immediato, il protocollo si pone obiettivi a lungo termine, infatti non agisce esclusivamente sull’infortunio ma lavora sulla persona, in modo tale da abbattere il rischio di recidiva.

Fino ad oggi gli approcci più conosciuti erano:

  • ICE (ghiaccio-compressione-elevazione)
  • RICE (riposo-ghiaccio-compressione-elevazione)
  • POLICE (protezione-carico ottimale–ghiaccio-compressione-elevazione)

Questi approcci però, nel tempo, si sono dimostrati poco efficaci.

Capiamo meglio cosa significa la sigla PEACE & LOVE

Spiegazione acronimo Metodo fisioterapico PEACE and LOVE: protocollo per le lesioni dei tessuti molli

Subito dopo l’infortunio, si parla di P.E.A.C.E., cioè:

  • Protezione, bisogna infatti salvaguardare l’arto infortunato da ulteriori traumi
  • Elevazione dell’arto per ridurre il ristagno di liquidi
  • Antinfiammatori (NON assumerne!) Il corpo ha bisogno di un processo di guarigione fisiologica, assumerne significherebbe solo ritardare questo processo
  • Compressione, un bendaggio appositamente confezionato aiuta a riassorbire i liquidi e quindi a ridurre il gonfiore
  • Educazione, il paziente deve essere informato sulle tutte le fasi della guarigione e sull’importanza della fisioterapia attiva, riducendo così al minimo le sedute passive che risultano poco utili alla ripresa

La settimana successiva al trauma si può passare al L.O.V.E., ovvero:

  • Load (carico), aumento progressivo del carico rispettando il dolore
  • Ottimismo, fortunatamente non siamo fatti solo di muscoli ed ossa! Anche il nostro aspetto psicologico vuole la sua parte, un approccio positivo è uno dei punti chiave per una guarigione ottimale
  • Vascolarizzazione, passato altro tempo è possibile riprendere una blanda attività cardiovascolare per restituire una corretta circolazione sanguigna ai tessuti e facilitarne quindi la guarigione
  • Esercizi, se tutto procede bene e i parametri come dolore e gonfiore lo permettono, possiamo iniziare un lavoro specifico per tornare alle attività della vita quotidiana e allo sport

Riassumendo, nella prima fase è importante proteggere la struttura lesionata, cercando di evitare le attività che aumentano il dolore. Da sottolineare è il consiglio di evitare l’utilizzo degli anti-infiammatori, ancora largamente usati nella pratica clinica.

Nella seconda fase invece si pone l’attenzione sull’aumento di carico e sulla progressione dell’esercizio a discapito di trattamenti passivi e del riposo completo.

Perché R.I.C.E. è superato?

Il protocollo R.I.C.E. (Rest, Ice, Compression, Elevation), pur essendo stato per anni il riferimento nella gestione dei traumi, non tiene conto delle risposte biologiche e neurofisiologiche necessarie per un recupero completo. Gli studi più recenti dimostrano come l’eccessiva immobilizzazione e il solo controllo del dolore non siano sufficienti per favorire una vera guarigione tissutale.

Domande frequenti su PEACE & LOVE

Il protocollo PEACE & LOVE si applica solo agli sportivi?

Assolutamente no. Anche se questo metodo nasce in ambito sportivo, è altamente utile per chiunque abbia subito un trauma muscolare o articolare, incluse persone sedentarie, anziane o con ridotta mobilità. Il protocollo è pensato per supportare il recupero fisiologico dei tessuti e può essere adattato a qualsiasi livello di attività.

Hai subito un trauma muscolare o articolare?

Nel mio studio applico il protocollo PEACE & LOVE nei percorsi di riabilitazione sportiva e per il recupero da lesioni ortopediche.

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Lesione legamento crociato anteriore

Legamento crociato anteriore, operarsi o no?

Ritorno allo sport dopo la lesione

Dopo una lesione del legamento crociato anteriore (LCA) è possibile tornare a praticare sport senza un intervento chirurgico. La raccomandazione più recente nella gestione di soggetti con una lesione del LCA è infatti quella di affrontare un’adeguata riabilitazione, cioè trattarli in modo conservativo. (https://misuse.ncbi.nlm.nih.gov/error/abuse.shtml)

Cos’è il legamento crociato anteriore?

Il legamento del crociato anteriore è uno dei quattro legamenti più importanti del ginocchio. È così definito perché insieme al suo omonimo posteriore si incrocia al centro dell’articolazione. La sua funzione è quella di stabilizzare il ginocchio, infatti impedisce che la tibia si sposti in avanti rispetto al femore.

Il legamento crociato anteriore è sottoposto ad estreme sollecitazioni, soprattutto in sport con cambi di direzione. La sua lesione è infatti uno dei traumi sportivi più frequenti. (Scopri la Fisioterapia sportiva)

Studio KANON

Su questo tema lo studio KANON ha mostrato che solo il 51% dei pazienti trattati conservativamente ha richiesto in seguito un intervento chirurgico. Lo studio ha valutato il livello di ripresa dell’attività sportiva (RTS) dopo una lesione del LCA in pazienti che hanno seguito un programma di riabilitazione incentrato principalmente sul recupero della forza e della stabilità dinamica.

I soggetti sono stati contattati dopo 12 mesi dall’infortunio e la maggior parte ha dichiarato di aver modificato l’attività sportiva. Nello specifico hanno detto di prestare una maggiore attenzione ai movimenti e in particolare all’appoggio del piede. Secondo lo studio, infatti, l’89% dei pazienti non chirurgici è tornato a praticare sport senza bisogno di un intervento chirurgico. Inoltre il 33% dei pazienti trattati praticava uno sport che prevede cambi di direzione e l’11% svolgeva attività a livello competitivo.

In conclusione, lo studio KANON mette in evidenza l’importanza della fisioterapia nei soggetti con lesione del legamento crociato anteriore screditando così il tradizionale approccio di ricostruzione chirurgica.

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In evidenza una spalla congelata, o capsulite adesiva

Spalla congelata: intervieni tempestivamente!

Cos’è la spalla congelata?

La spalla congelata, detta anche capsulite adesiva o frozen shoulder, è una patologia della spalla che porta a una riduzione del movimento dell’articolazione. È spesso accompagnata da dolore alla spalla e se non trattata in modo tempestivo può portare alla totale rigidità. La capsulite adesiva ha un’incidenza del 3% sulla popolazione ed è più diffusa tra le donne di età compresa tra i 40 e i 60 anni.

Si può dividere in due categorie:

  • Spalla congelata primaria, che non ha una causa scatenante ed è la più diffusa.
  • Spalla congelata secondaria, cioè correlata a una o più cause che possono essere sistemiche, come il diabete, o localizzate come ad esempio una prolungata immobilizzazione in seguito a un trauma.

Quali sono i sintomi della spalla congelata?

Il sintomo più diffuso della capsulite adesiva è l’impossibilità di movimento nelle varie direzioni. Inoltre si presenta spesso un dolore notturno aspecifico, cioè non riconducibile a un trauma o un’attività specifica.

La patologia si sviluppa generalmente in 3 fasi:

  1. Congelamento, o freezing, ossia la progressiva perdita di movimento e un aumento del dolore. Questa fase dura 3 o 4 mesi.
  2. Rigidità, o frozen, cioè la fase in cui il dolore generalmente diminuisce ma la rigidità permane. Dura dai 4 ai 12 mesi.
  3. Scongelamento, o thawing, ovvero la fase risolutiva durante la quale si ha un recupero parziale o totale e un graduale ritorno alla normalità.

Trattamento della spalla congelata

Il trattamento della spalla congelata ha come obiettivo il recupero funzionale dell’articolazione e quindi della mobilità. Questo viene affidato al fisioterapista che ha un approccio conservativo, cioè interviene con fisioterapia, terapie fisiche e terapie farmacologiche di antinfiammatori.

In alcuni casi possono essere indicate delle infiltrazioni di cortisone al fine di ridurre l’infiammazione articolare e quindi il dolore.

Laddove le terapie non dovessero essere efficaci e il dolore dovesse limitare le attività quotidiane si può intervenire chirurgicamente. Il trattamento chirurgico viene fatto in artroscopia e consente un rapido avvio della riabilitazione già il giorno dopo l’intervento.

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